lunedì 4 maggio 2009

L'Economist: La Berlusconizzazione dell'Italia


Se c’è qualcuno che vive una buona recessione, di certo quello è il primo ministro Italiano, Silvio Berlusconi. L’Italia sta certamente attraversando un periodo di crisi: il Fondo Monetario Internazionale prevede una caduta del PIL del 4,4% per il 2009, più alto rispetto alle previsioni accreditate per Gran Bretagna, Francia e Spagna. Ma Mr. Berlusconi resta significativamente più popolare degli altri leader europei. Il suo indice di gradimento questo mese, misurato da IPR Marketing per il sito web de a Repubblica, registra attualmente più del 56%. Una possibile spiegazione è che, dopo più di un decennio di scarsa popolarità in confronto agli altri leader dell’Unione Europea, gli Italiani si siano ormai abituati alle sofferenze economiche. E dato che le loro banche sono state meno intraprendenti (o precipitose) di quelle americane e inglesi, nessuna ha fatto fallimento, risparmiando a Mr Berlusconi il suicidio politico che sarebbe derivato dall’utilizzo degli introiti della tassazione per salvare la pelle dei ricchi uomini d’affari. Eppure il suo indice di gradimento era in calo – fino al terremoto che ha colpito L’Aquila il 6 Aprile scorso. La risposta di Mr Berlusconi al terremoto sembra spiegare l’ultimo picco di popolarità. Ha passato quasi una settimana nella zona colpita dal disastro e non si è mai offerto di sistemare alcuni sopravvissuti a casa sua. Il 23 Aprile ha compiuto un audace passo avanti, dicendo che avrebbe voluto sistemare l’incontro del summit dei paesi-ricchi, il G8 di Luglio, all’Aquila, in modo da ottenere più fondi per la ricostruzione della città. Lo stesso giorno ha annunciato un generoso fondo di 8 bilioni di euro (10 bilioni di dollari) in aiuto delle zone terremotate (si è chiarito poi che questa cifra sarà ripartita in non meno di 22 anni). La risposta di Mr Berlusconi al terremoto evidenzia un altro aspetto che i suoi sostenitori addicono come spiegazione al suo indice di gradimento. Come ha detto uno dei suoi Ministri, “questo è il primo governo, dopo la seconda guerra mondiale, che dà agli italiani la sensazione di un direttivo decisionista sul tipo comune in Europa”. Ciò contrasta con il suo precedente periodo al potere, 2001-2006, in cui Berlusconi ha dovuto affrontare ripetute rivolte interne. Molte causate dall’Unione dei Cristiani Democratici, che spaccarono la coalizione di centrodestra prima delle elezioni dell’Aprile 2008 che hanno riportato la destra al potere. L’attuale governo di Mr. Berlusconi è ben lungi dall’essere omogeneo. Nello scorso marzo, due delle sue principali componenti - il suo partito Forza Italia e Alleanza Nazionale nata dal movimento neofascista – si sono fusi in un'unica entità, il Popolo della Libertà. Degli altri due partiti della coalizione, solo la Lega Nord ha il peso parlamentare per far cadere il governo. Alle critiche a Mr. Berlusconi, la spiegazione della sua diffusa popolarità mostra una realtà diversa. E cioè che Berlusconi raccoglie il beneficio di un’influenza a lungo termine sulle opinioni dei suoi connazionali e non in confronto a possibili rivali politici. Tutti gli italiani sotto i 30 anni hanno maturato la loro opinione politica in un paese in cui Mr Berlusconi e la sua famiglia controllano metà delle emittenti televisive, una delle quattro testate nazionali, uno dei due principali editor e la più grande casa editrice nazionale. Il suo possesso dei media ha cambiato le opinioni e anche il significato delle parole. Quando Berlusconi è entrato in politica nel 1994, erano in pochi a dar credito alle sue rivendicazioni di vittima dei conniventi giudici comunisti; oggi è ampiamente creduto. Quindici anni fa, un azzurro era una persona che rappresentava l’Italia nelle gare sportive internazionali e un moderato era un centrista. Oggi, azzurro è uno che rappresenta Berlusconi in parlamento; un moderato è uno che lo vota. Il sottotitolo di Berlusconizzazione dell’Italia potrebbe aiutare a spiegare una tendenza che è nata nel paese negli ultimi 12 mesi. Che non è solo che l’opposizione ha diviso e le unioni si sono divise. È la convinzione che ha preso piede nella maggior parte della società italiana che il primo ministro resterà in carica a tempo indeterminato. “Devo ammettere che non vedo alternative a Silvio Berlusconi” ha detto Gabriele Muccino, un regista e uno dei diversi intellettuali ed artisti che hanno di recente espresso opinioni simili. Sembra una battuta in un paese in cui i politici hanno speso 15anni della loro vita per creare un sistema bi-partisan. È di cattivo augurio per le future riforme economiche, in cui Mr Berlsuconi infatti dimostra poco interesse. Ed è anche preoccupante per qualunque democrazia, soprattutto dopo aver visto il contesto delle azioni e delle parole dello stesso primo ministro. Il suo nuovo partito è antidemocratico cosi come lo era Forza Italia. Berlusconi è stato acclamato, e non eletto, leader al congresso di fondazione che si è tenuto il mese scorso dandogli il diritto di nominare l’esecutivo. Mr. Berlusconi quotidianamente denigra il potere giudiziario e, dopo il suo ritorno al potere, sta diventando sempre più sprezzante della legislatura e dell’iter legislativo. Il suo uso governativo delle procedure dispositive che abbreviano l’iter parlamentare è stato criticato anche dal suo stesso alleato Gianfranco Fini, il precedente leader di Alleanza Nazionale e ora portavoce della camera-bassa della Camera dei Deputati. Mr. Berlusconi ha cercato di giustificare l’adozione di numerosi dispositivi adducendo che la miriade di controlli e verifiche rendono l’Italia del tutto ingovernabile. Ma, come ha replicato lo stesso Presidente Giorgio Napolitano, questo punto di vista porta a “soluzioni autoritarie”. In fondo, il sistema legislativo è stato creato precisamente allo scopo di prevenire il ritorno di un altro dittatore come Benito Mussolini. Sono in pochi a credere che ci sia il serio rischio di rivedere quei brutti giorni. Ma diversi libri usciti di recente hanno sottolineato la portata dell’ascendente di Berlusconi sulle masse e hanno posto domande su come intende sfruttarlo. Massimo Giannini, uno di questi autori, nota che il suo obiettivo “non è una dittatura in senso classico ma…una moderna forma di ‘totalitarismo’ post ideologico”. La ragione più forte a sostegno delle preoccupazioni diffuse è nelle stesse parole pronunciate da Mr. Berlusconi. Al congresso inaugurale del suo nuovo partito, ha ricordato a 6000 e oltre delegati presenti che “la sovranità appartiene al popolo”. Ma ha anche dichiarato che il suo è “l’unico partito che definisce l’identità del nostro popolo”. Infatti, ha detto, “dobbiamo essere un popolo e non un semplice partito”. Sa di puro populismo. I sostenitori di Mr. Berlusconi dimenticano tutti questi timori, insistendo che il suo unico obiettivo a lungo termine è la presidenza della Repubblica (..benché, forse, dopo una riforma costituzionale che renda la carica ben più forte di come è oggi). Il 25 Aprile, il giorno in cui gli Italiani celebrano la liberazione avvenuta nel 1945 grazie agli Alleati, il primo ministro ha offerto il suo sostegno perché aspira a condurre una nazione e non solo la destra. Ha partecipato per la prima volta alle celebrazioni. Dopo aver ritirato un controverso decreto che avrebbe concesso gli onori e le pensioni ai martiri della militia mussoliniana. Ma Mr Berlusconi ha anche colto l’occasione per suggerire che il nome della festa nazionale dovrebbe essere cambiato. Non dovrebbe più essere il giorno della liberazione ma della libertà. Come dire, per esempio, il Popolo della Libertà?


30 aprile 2009 - Dall’Economist edizione cartacea - Tradotto per il blog di San Precario da Leandra Negro

4 commenti:

  1. Mha, per quel che l'Economist possa valere.

    E' lo stesso giornale che diceva che Berlusconi ha fatto il miracolo italiano dopo 100 giorni di questo governo, ma che due anni fa, nel 2006, dava in prima pagina una faccia di Berlusconi vecchio e stanco e scriveva in prima pagina BASTA dicendo che l'Italia doveva licenziare Berlusconi.

    Non mi sembra che sia molto migliore dei nostri giornali. Magari questa valutazione e' corretta.
    In generale non e' un giornale che mi da fiducia.

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  2. Leggo l'Economist da oltre venti anni e posso testimoniare che è un settimanale estremamente corretto e autorevole.
    L'articolo in cui parlava del cosiddetto miracolo di Berlusconi si riferiva in particolare ai suoi (temporanei) successi di gestione politica e di immagine post elettorale. L'Economist è sempre stato, sin dal 1994, molto critico su Berlusconi e i suoi trascorsi imprenditoriali e giudiziari, ma non per questo parte sempre dal presupposto che tutto quello che fa Berlusconi sia sempre sbagliato. Ad esempio, Berlusconi è estremamente abile nella gestione dell'immagine e della propaganda. Questo gli va riconosciuto e da questo molti hanno qualcosa da imparare (ad esempio la capacità di semplificare il messaggio).

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  3. Yogasadhaka... guarda, traduco per vari giornali britannici, fra cui l'Economist e posso dirti con cognizione di causa che è tutto tranne che un quotidiano CORRETTO!!!
    Con ciò chiarisco di non aver alcuna simpatia per Berlusconi, ma purtroppo certi attacchi da parte della stampa internazionale, soprattutto Inglese (che, suo malgrado, è vittima delle stesse speculazioni e giochi di potere di quella italiana)... Ricordatevi che dietro ogni articolo si nascondono interessi transnazionali ben più complessi :-)

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  4. si comunque occhio a dare dei neofascisti alla cazzo

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