Il difetto più grande di Ignazio La Russa è che ogni tanto esce dai night per dare fiato ai propri pensieri ad alto tasso alcolico; cosa che, purtroppo, accade sempre più spesso all'amico e compaesano del finanziere pregiudicato Ligresti, a beneficio esclusivo delle prime pagine dei giornali. Del resto, non è casuale che il regista Marco Bellocchio abbia aperto uno dei suoi capolavori, "Sbatti il mostro in prima pagina", con il comizio del giovane oratore del Movimento Sociale Italiano, l'attuale ministro della Difesa Ignazio La Russa. Ed è forse sorseggiando un drink su un sofà del Twiga o arrancando in qualche bettola dei Navigli che il Vieux Fasciste ha trovato il modo per far parlare ancora una volta di sè con l'ultima battuta sui partigiani che, sostiene il ministro e insuperabile doppiatore dei Simpson, "non vanno celebrati come portatori di libertà". La libertà, per La Russa, è ben altro come ci insegna un episodio riportato da una lettrice di "Repubblica" : " Sono stata ai Navigli, c' erano anche gli onorevoli Ignazio La Russa e De Corato. Ho cortesemente chiesto al dottor La Russa cosa intendesse fare contro il disturbo alla quiete pubblica causato dalle discoteche. La risposta è stata: "Si metta il cotone nelle orecchie signora". Spararle grosse, però, non è per La Russa soltanto un espediente per appagare il proprio narcisismo rurale ma un'abile operazione di depistaggio politico. Ecco perché la battuta sui partigiani coincide col dibattito che in sede istituzionale si sta sviluppando in relazione al piano di acquisto -predisposto da La Russa- di 131 caccia-bombardieri da attacco F-35 al modico prezzo di 14 miliardi di euro. Uno scandalo che stenta a trovare sbocco mediatico e che si consuma nel bel mezzo di due emergenze nazionali: il terremoto e la crisi economica. La Russa, del resto, conosce anche qualche momento di lucidità. Un esempio per tutti? L'affare della sanità lombarda, consegnata mani e piedi alla Transcom Worldwide, società quotata in Borsa a Stoccolma, che ha il compito di gestire il centro unico di prenotazioni telefoniche per gli ospedali pubblici e alcune cliniche convenzionate della Lombardia. L'operazione siglata nel 2008 a Milano ruota attorno al call center di Paternò, in provincia di Catania, una struttura inaugurata quattro anni fa dalla giunta di Roberto Formigoni. All'epoca la scelta non sembrò casuale. Proprio lì, ai piedi dell'Etna, è nato 61 anni fa Ignazio La Russa. E col tempo la cittadina siciliana è diventata un feudo politico esclusivo del gran capo milanese di Alleanza nazionale. Non per niiente, all'indomani delle elezioni, il ministro della Difesa ha deciso di festeggiare proprio a Paternò la fresca nomina nel governo Berlusconi. Quel giorno ad acclamare in piazza il più noto dei loro compaesani c'erano decine dei 400 dipendenti del call center della Regione Lombardia, opportunamente precettati dalla direzione aziendale. Alla presidenza di Lombardia Call, la società a controllo regionale a cui fa capo il centro prenotazioni siciliano, siede Giovanni Catanzaro, 63 anni, un manager di lungo corso legato da almeno un trentennio a un altro cittadino illustre di Paternò: il costruttore Salvatore Ligresti (uno dei principali azionisti dell'Impregilo) , a sua volta amico dei La Russa (il figlio, Geronimo La Russa, siede nel consiglio di amministrazione di Premafin, la holding quotata dei Ligresti). Con l'appoggio di An, Catanzaro è anche arrivato alla I presidenza della Consip,l l'azienda di Stato che gestisce e coordina i sistemi informativi e gli acquisti dell'intera Pubblica amministrazione. Quando a Paternò sbarcano gli svedesi, i vertici dell'azienda siciliana si affrettano a rassicurare i sindacati: "Contratti e stipendi resterenno invariati». Già, perché non è la prima volta che i privati sono coinvolti nella gestione. Nata nel 2004, da principio Lombardia call faceva capo per il 66 percento alla Lutech, una società del gruppo bresciano Lucchini guidata dal manager RaffaeleLoccardo, ottimo amico di Marcello Dell'Utri. Poi, nell'estate del 2006, l'ente pubblico guidato da Formigoni ha comprato la quota del socio privato arrivando al 100 per cento del capitale. Niente di nuovo, quindi. Salvo che, in qualche misura, la Lombardia è tornata sui suoi passi. Piuttosto, molti addetti ai lavori sono rimasti sorpresi dai risultati della gara. La multinazionale svedese, un gigante con oltre 13 mila dipendenti in 29 paesi nel mondo, ha offerto 87 mila e 500 euro al mese per l'affitto del ramo d'azienda. Una somma di gran lunga superiore a quella messa sul piatto dai concorrenti: lontanissima dalla base d'asta di 12 mila e 500 euro e addirittura più del doppio rispetto all'offerta presentata dalla seconda classificata, la Visiant Contact Center, che non ha superato quota 38 mila. Queste cifre appaiono ancora più sorprendenti se si considera che i margini di redditività del call center siciliano, così come per tutto il settore, sono piuttosto modesti. L'anno scorso Lombardia Call ha realizzato un margine lordo (prima di tasse e componenti straordinarie) di soli 860 mila euro su 10,1 milioni di ricavi complessivi. E l'utile netto si è fermato a 350 mila euro. A conti fatti, quindi, il costo supplementare di un milione per l'affitto si giustifica solo se gli svedesi riusciranno ad aumentare efficienza e redditività della struttura ai piedi dell'Etna. A meno che, nel breve termine, i manager di Transcom non facciano affidamento su un aumento consistente del giro d'affari. Già a fine 2007, per esempio, la Regione ha girato a Paternò i servizi informativi sul bollo auto e i bandi di finanziamento agli imprenditori. Del resto il call center siciliano è fin qui cresciuto a gran ritmo. Negli anni scorsi, con la regia della giunta Formigoni, i centri prenotazione di decine di ospedali lombardi sono stati via via ridimensionati dirottando le chiamate nella struttura siciliana. I ricavi di Lombardia Call sono aumentati di conseguenza (più che raddoppiati nei giro di due anni) e i dipendenti, 260 nel 2006, adesso sono oltre 400. A Paternò festeggiano e La Russa incassa consenso e brinda. Del resto, tra poco sarà maggiorenne con i suoi 18 anni suonati passati tra gli scranni del Parlamento della stessa Repubblica liberata da quei partigiani che "non vanno celebrati come portatori di libertà".
martedì 21 aprile 2009
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Di Travaglio già ne abbiamo uno e ci avanza, se vuoi lo puoi ospitare qui (e ci fai un piacere mica da niente), a me sembra che possiate andare d'amore e d'accordo, proprio come due bravi amichetti. Ma andare a lavorare no eh?
RispondiEliminami riferisco al commento del parallelo con travaglio:
RispondiElimina... che idiota, fai bene a restare anonimo
Dino Carrozzo (Leinì -To)
finchè c'è gente che pur di prendere qualche euro è disposta a "prestare servizio" (perchè quello al call center di Paternò non ha la dignità di un lavoro) per degli infami
RispondiElimina, la Sicilia non ha futuro.via gli infami da Paternò!
A proposito, "sono un bambino padre" non si sente da un pezzo. Gli altri lattanti dopo un po' imparano a parlare, questo a quanto pare regredisce! Se a 'sto scemo l'hanno fatto direttore di un giornale, sia pur di infimo livello, io dovevo diventare almeno Papa!
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