La composizione di Filippo Panseca è molto affine ad altre opere miniate nell’ultimo decennio del Quattrocento, delle quali ripropone, nel grande formato della tela, il clima di intimità e tenerezza e l’accesa cromia, condotta con sorprendente purezza, luminosità e contrasto. Un’opera più matura che conduce l’artista verso un Rinascimento più maturo si compie nella bella tela del "Putto e la putta”. Una conversazione silente che rappresenta il concepimento senza peccato del Putto ritto in piedi , ignudo ma elegante. Ben vengano queste tele che aprono nuovi capitoli e scoperte, che colmano lacune non approfondite ma, soprattutto, che rivedono certe posizioni rigide della critica verso alcuni artisti considerati “marginali”, ma al contrario intellettualmente aperti ad un mondo “fantastico” e personale, sensibili verso un pubblico che partecipa con calore alla loro poetica comunicazione.
Libera recensione di San Precario
Esimio prof. Precario,
RispondiEliminaSono affascinato dalla eccellente critica che fa del capolavoro del Panseca. Vorrei solo segnalare, con una pignoleria che spero scuserà, alcuni dettagli che sicuramente non vi saranno sfuggiti.
-Innanzitutto la capigliatura del Putto è senz'altro posticcia, realizzata da qualche pittorucolo di palazzo. Con un buon restauro dovrebbe essere facilmente rimossa.
-Ad un pittore minore, a mio avviso, va anche attribuito il pudico (e pietoso) velo che copre l'intimità del Putto.
-Malgrado le improbabili proporzioni, direi infine che i quattro seni siano tutti originali e potentemente metaforici
Ringraziandovi per la riscoperta del capolavoro, ne aspetto fremente di nuove ed affascinanti
Suo
Guidubaldo da Frecco