lunedì 27 aprile 2009

Luigi Cesaro alla conquista di Napoli, tra Gomorra e mozzarelle



«Credo che ci sia una questione morale di cui i partiti devono tener conto. Non si può far finta di niente e invocare la presunzione di innocenza. In politica servirebbe la certezza della specchiatezza e i partiti ne devono fare una questione morale». Queste le parole pronunciate dal magistrato Raffaele Cantone, in occasione di un incontro con gli alunni delle scuole a Frattamaggiore. Il riferimento esplicito è a Luigi Cesaro, meglio noto come "l'onorevole delle mozzarelle", parlamentare Pdl e candidato alla provincia di Napoli, indicato da un pentito, Gaetano Vassallo (l'imprenditore che per vent'anni ha gestito il traffico di rifiuti tossici per conto dei boss casalesi), di collusioni col clan dei Bidognetti.

"FIDUCIARIO DEL CLAN BIDOGNETTI"

Il parlamentare, secondo il collaboratore di giustizia, sarebbe stato "un fiduciario del clan Bidognetti", ossia la famiglia di Francesco Bidognetti, detto 'Cicciotto 'e Mezzanotte', il superboss condannato all'ergastolo in appello nel processo Spartacus e che assieme a Francesco 'Sandokan' Schiavone ha dominato la confederazione casalese: "Mi spiegarono -riferisce Vassallo ai magistrati- che Luigi Cesaro doveva iniziare i lavori presso la Texas di Aversa e che in quell'occasione si era quantificata la mazzetta che il Cesaro doveva pagare al clan. Inoltre gli stessi avevano parlato con il Cesaro per la spartizione degli utili e dei capannoni che si dovevano costruire a Lusciano attraverso la ditta del Cesaro sponsorizzata dal clan Bidognetti".

LE RELAZIONI PERICOLOSE

Il collaboratore di giustizia dichiara di essere stato testimone diretto dell'incontro tra il parlamentare e Luigi Guida, detto 'o Drink, che tra il 1999 e il 2003 ha guidato armi alla mano la famiglia Bidognetti per conto del padrino detenuto. "Io mi meravigliai che il Cesaro avesse a che fare con Guida...". Quello che viene descritto è un patto complesso, che coinvolge i referenti di più partiti e i cassieri di più famiglie camorristiche. L'affare è ricco: la riconversione dell'area industriale dismessa dalla Texas Instruments in una zona ottimamente collegata. Una delle storie della disfatta tecnologica del Sud: nonostante l'accordo per il rilancio, nel 1999 lo stabilimento viene venduto a una immobiliare di Bologna e chiuso. Risultato? 370 dipendenti in mobilità. Poi nel 2005 la ditta del fratello di Cesaro ottiene il permesso per costruirvi una nuova struttura industriale. Ancora più lucrosa sarebbe stata la trasformazione dei poderi di Lusciano, un paesone incastonato tra Caserta e Napoli, in aree industriali, dove poi insediare aziende possedute dai padrini. Un ciclo economico interamente deviato dal potere della criminalità, che deforma il territorio e il tessuto imprenditoriale grazie al controllo assoluto delle amministrazioni locali e alla disponibilità di capitali giganteschi. Tra i protagonisti delle deposizioni anche Nicola Ferraro, businessman dei rifiuti e leader casertano dell'Udeur, tutt'ora consigliere regionale nonostante un arresto e le accuse di vicinanza alla famiglia di 'Sandokan' Schiavone: "Nicola Ferraro era il garante politico economico ed era colui che coordinava l'operazione, mentre il Guida era quello che interveniva al Comune di Lusciano direttamente sul sindaco e sull'ingegnere dell'ufficio tecnico per superare i vari ostacoli. Chiaramente molti terreni agricoli prima di essere inseriti nel nuovo piano regolatore venivano acquistati dal gruppo Bidognetti a basso prezzo dai coloni e intestati a prestanome". Poi il racconto entra nei dettagli: "Il Ferraro aveva il compito di cacciare i soldi per conto del gruppo Bidognetti per liquidare i coloni. Una volta divenuti edificabili, i lotti venivano assegnati a ditte di persone collegate al clan, quali l'azienda di Cesaro, che in cambio dell'assegnazione versava una percentuale al clan".

LA MOZZARELLA DI BERLUSCONI

Mentre i pm della direzione antimafia partenopea cercano riscontri alle accuse, vale la pena di ricordare che il comune di Sant'Antimo (di cui Cesaro è originario, anche politicamente) vanta il poco invidiabile record di essere stato fra i primi in Italia ad essere sciolto per infiltrazioni camorristiche. Già nel 1991, la famiglia Cesaro reggeva gli assetti politici del municipio, con il giovane Luigi saldamente presente in consiglio comunale: trampolino di lancio per balzare alla poltrona di primo cittadino che manterrà fino al 2004, in contemporanea con la prima elezione in parlamento.
A Sant'Antimo, gli avversari politici sostengono che Cesaro ha “sedotto” Berlusconi -e in parte anche a Paolo Bonaiuti “che ne va pazzo”- con abbuffate di mozzarella prodotta a Cardito -presso un caseificio amico- e recapitata ogni settimana, in dieci confezioni da viaggio da due chili, nelle residenze del leader: ad Arcore, in via del Plebiscito a Roma o, d'estate, direttamente a Villa Certosa in Sardegna.. Di questi omaggi, il parlamentare azzurro se ne fa un vanto: «L'ultima volta gliel'ho regalata a gennaio scorso, quando arrivò a Napoli. Mi disse: ‘‘Gigi, la tua mozzarella la mangio perché so che i tuoi amici la fanno con cura. E non ti farebbero mai un torto''».

L'ASPIRANTE PUBBLICISTA

Un gradimento sfociato, alla vigilia delle Politiche 2006, nella visita a sorpresa del Cavaliere in casa Cesaro, al centro del paese: «Gli abbiamo fatto trovare tanta mozzarella, ma anche pizza e fuochi d'artificio - gongolava il deputato dinanzi alla stampa locale - poi si e' intrattenuto una mezz'ora da solo con papà (l'imprenditore Francesco Cesaro), anche perché già si conoscevano». Due anni dopo, per fare bella figura col premier (ma forse per farsi perdonare la non brillantissima attività parlamentare delle ultime legislature: nessuna proposta di legge presentata come primo firmatario ed interventi in aula praticamente inesistenti), Luigi Cesaro tenta il colpo grosso e presenta all'Ordine dei giornalisti della Campania la domanda per essere ammesso nell'albo dei pubblicisti, sostenendo di aver svolto assidue collaborazioni presso un periodico dell'area giuglianese, Il Punto, diretto da un revisore dei conti dello stesso Ordine, Mauro Fellico. Sorpresa: «Ho chiesto di visionare la pratica - spiega Ermanno Corsi, ex presidente ed oggi consigliere della compagine giornalistica partenopea - ed è emerso subito che la documentazione era assolutamente inesistente». In seguito, è emerso che lo stesso Punto risulta creato praticamente “ad hoc”, con una cadenza fantasma e comunque non tale da supportare una pratica da aspirante pubblicista.


Lo "proposte" elettorali di Luigi Cesaro: http://www.youtube.com/watch?v=9H8nzc4JB6A

Deputato pubblicista con pratica incompleta http://www.iustitia.it/archivio/24_luglio_08/documenti/apertura.htm


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