domenica 19 aprile 2009

Torino, i veleni che non vi dicono

Siamo a Torino, nell'area in cui aveva sede la Fergat, un'azienda che ai tempi dei fasti industriali produceva cerchioni per autovetture. E' mattina, il cielo grigio, un'insegna al neon blu che ricorda l'ingresso di un night, una lingua di asfalto tra un blocco di caseggiati popolari e l'accenno di una tipica fondazione postindustriale che si erge come una lapide su un giardino. Il dottor Topino tira fuori la sua telecamera e riprende: anche qui fiori deformi si alternano a chiazze di terreno arido ma è lo zoom sul tarassaco gigante che meglio di ogni altra immagine suggerisce l'idea che in quel giardino si stia producendo un'alterazione mostruosa che, forse, va oltre quel giardino e oltre la stradina che lo separa dalle abitazioni, dalle persone che vivono in quella zona. "I cerchioni venivano trattati con acidi e solventi prima della verniciatura. E' possibile che una parte dei veleni della ex Fergat sia sotterrata in loco", spiega Topino. Un'ipotesi che avrebbe gravi implicazioni dentro la rete di responsabilità istituzionali che questi fenomeni dovrebbe prevenire a tutela dei cittadini. Cosa accadrebbe se gli effetti di quella contaminazione si producessero sull'uomo. O se si stessero già producendo?


La terza deuncia del dottor Topino/ Tarassaco con fiori deformi nell'area ex Fergat a Torino

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