lunedì 8 febbraio 2010

L'intervista/ Facebook, quando una pagina diventa notizia


Oltre 16.000 apprezzament che si aggiungono ai quasi 500 commenti allo status più cliccato (nella foto) della storia della pagina del Popolo Viola del 1° febbraio: "Chi vuol vedere Berlusconi in tribunale clicchi su "mi piace". Nella prima ora erano già 10.000 Significa qualcosa? Lo abbiamo chiesto a Fabio Chiusi, blogger, esperto di social networking, tra i più grandi conoscitori delle dinamiche Facebook che a questo status ha dedicato l'apertura del suo blog "Il Nichilista".


Qualche mattina fa hai aprto il tuo blog con la foto dell'ultimo status del Popolo Viola: 10.000 click in un'ora. Che significa? Perché lo consideri una notizia?


Lo considero una notizia prima di tutto perché rappresenta un esempio efficacissimo delle potenzialità del social networking, e di Facebook in particolare. Quale altro strumento consente un simile numero di interazioni (pur se limitate a un pollice in su) in un così breve lasso di tempo? In secondo luogo, è una notizia perché quei diecimila click forniscono un potente segnale contrario all'idea dominante che gli italiani siano indifferenti alla politica. Un concetto che di certo fa comodo a chi ha tutto l'interesse a mantenere l'attività governativa (quella parlamentare è ormai, di fatto, esautorata) entro "segrete stanze", e che in particolare giova a buona parte dell'informazione tradizionale, che così può permettersi, come ha fatto il Tg1 ieri sera, di parlare dei "cappottini" di lusso per cani infreddoliti invece di affrontare l'opportunità di ritornare al nucleare, l'assordante silenzio da parte del governo in tema di diritti civili o il contrasto (nullo) dell'emergenza disturbi alimentari. Ecco, quei diecimila click fanno intuire che a qualcuno la politica sta ancora a cuore. Poi naturalmente si apre la questione se si tratti o meno di una nozione di politica che si traduce in un semplice "no" a Berlusconi o in qualcosa di più articolato.


Nel tuo post giudichi gli oltre 10.000 click a quello status un risultato inedito "se non altro in termini di potenziale". Dal tuo osservatorio di analista di Facebook riscontri frequentemente fenomeni di questo tipo?


No, soprattutto limitandosi a considerare il rapporto tra Facebook e la politica italiana. Trovo paradossale che i maggiori quotidiani nazionali abbiano considerato una notizia i quattro iscritti al gruppo "Susanna Maiolo ti devi vergognare" (Corriere della Sera, 25 dicembre 2009) o le poche centinaia (in maggioranza "troll") che si divertono a creare pagine per augurarsi la morte di questo o quel politico, ma non si siano accorti di ciò che è avvenuto e sta avvenendo sulla pagina del Popolo Viola. Penso che ciò riveli una sostanziale mancanza di comprensione da parte di alcuni giornalisti "tradizionali" (sempre meno, per fortuna) di uno strumento, Facebook, di cui tuttavia non riescono a fare a meno di parlare. Soprattutto trovo che manchi una comprensione delle potenzialità del social networking, che vanno ben oltre una fisiologica espressione dell'idiozia umana. Penso alla capacità di Facebook di mettere in dialogo numeri esorbitanti di persone, farle riflettere e avere accesso a conversazioni dirette con i protagonisti della politica e dell'informazione, che frequentano sempre più e sempre meglio i social network e gli stimoli in essi contenuti. Come sempre, sta a noi farne un uso responsabile, usarli per stimolare il dibattito tra persone a cui, pur con pareri diversi, sta a cuore il bene comune e non arruolare partigiani nella guerra contro l'altro (i berlusconiani, gli immigrati, i musulmani, i comunisti etc.). Il Popolo Viola ha questa grande opportunità: rendersi protagonista di una nuova stagione di consapevolezza e partecipazione politica improntata su argomenti, fatti, opinioni ragionate. Per questo motivo non può permettersi, a mio avviso, di appiattirsi sull'antiberlusconismo, per quanto legittimo. Serrare le fila non è l'uso migliore che si può fare di Facebook, anche se quei diecimila click in un certo modo dimostrano che è il più facile.


Sarebbe stato possibile in No Berlusconi Day senza Facebook? E quanto conta la pagina del Popolo Viola per lo sviluppo del movimento reale?


Penso che per rispondere correttamente a questa domanda ci sia bisogno di una esperienza diretta nell'organizzazione del No Berlusconi Day e in quella di eventi precedenti (ad esempio, l'esperienza più volte citata dei "girotondi"), che io non possiedo. Tuttavia posso esprimere ciò che ho percepito in qualità di osservatore. Da più parti si è fatto notare come l'unicità dell'evento del 5 dicembre sia stata la auto-organizzazione, la "orizzontalità" di un movimento fatto al contempo di soli leaders e di nessun leader; un concetto "romantico" ma che ha suscitato tante polemiche (e strumentalizzazioni, vedi il dibattito manifestazione apartitica-manifestazione di Di Pietro) fuori e dentro la rete. Non ho gli strumenti per giudicare la buona fede di chi polemizza in tal senso né per conoscere a fondo la bontà dei loro argomenti, ma mi sento di poter affermare in ogni caso che è indubbio che Facebook abbia giocato un ruolo decisivo per la riuscita del No Berlusconi Day. Prima di tutto perché ha permesso a moltissimi giovani, riconoscendosi nell'iniziativa pubblicizzata sul social network, di esprimere un disagio profondo nei confronti del Presidente del Consiglio che, se represso, avrebbe potuto sfociare (allora sì) in qualcosa di più che un sano e democratico dissenso; dubito che i canali tradizionali della politica avrebbero potuto raccoglierne le istanze con un simile successo. E lo ha fatto non soltanto portandole in piazza, ma anche dando loro voce quotidianamente, e instaurando quei meccanismi di partecipazione e interazione politica di cui si è detto sopra. In secondo luogo, perché ha fornito un modo gratuito, semplice e istantaneo di coordinamento degli sforzi locali, fatti sul territorio (penso ai gazebo, alle riunioni dei comitati pubblicizzate e poi rese pubbliche sulle pagine dei singoli gruppi e su quella del gruppo nazionale) che di certo Facebook non può e non vuole sostituire, ma semplicemente agevolare. In questo senso la pagina del Popolo Viola ha avuto ed ha una importanza capitale per la sopravvivenza del movimento, a mio avviso, dato che gioca un fondamentale ruolo di coordinazione all'interno di uno strumento che per sua natura è dispersivo, e funziona probabilmente meglio quando gli sforzi si concentrino intorno a un obiettivo preciso (ad esempio, una manifestazione di piazza) rispetto al caso in cui si debba concertare un programma politico o una linea complessiva d'intervento. Indispensabile dunque la pagina nazionale, ma anche una attribuzione meno diffusa delle responsabilità (non uso volutamente la parola "potere", anche se probabilmente è più adatta) per concertare iniziative meno episodiche e più simili a vere e proprie proposte. Mi piacerebbe che il Popolo Viola fosse capace di andare oltre le "viol@zioni" e che provasse a mettere alla prova i limiti di Facebook, trasformandolo in un laboratorio di iniziative politiche vere e proprie. Il che non significa farne un partito, ma mutare da valvola di sfogo a collettore di idee positive e di confronto. E' in questo delicato passaggio che si gioca la possibilità del social network di incidere davvero sulla vita politica del Paese.


Il blog di Fabio Chiusi: http://ilnichilista.wordpress.com/

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