martedì 21 aprile 2009

Lettera di un condannato a vivere


Ai Presidenti della Repubblica, del Senato e della Camera



Caro Presidente,


“scrivo a Lei, e attraverso Lei mi rivolgo a quei cittadini che avranno la possibilità di ascoltare queste mie parole, questo mio grido, che non è di disperazione ma carico di speranza umana e civile per questo nostro Paese”. In questo modo iniziava il messaggio inviato al Presidente della Repubblica, due anni e mezzo fa, da Piergiorgio Welby. Con le stesse parole - che tanto colpirono me, già all’epoca immobilizzato a letto dalla malattia che mi affligge, la sclerosi laterale amiotrofica - mi rivolgo a Voi oggi. Nella struttura in cui ero ricoverato precedentemente la macchina che mi consentiva di respirare si staccò per 18 volte in due anni e io dovevo, in apnea, spiegare al personale - che cambiava continuamente - come fare per riattivarla. Non avevo neanche un aiuto psicologico. Tutto questo, però, non mi ha tolto la voglia di lottare per vivere e così ho ottenuto dapprima che queste lacune fossero, almeno in parte, colmate e in seguito il trasferimento in una struttura più adatta ad accogliermi. Tutt’ora sto cercando di ottenere un comunicatore simbolico che mi consenta (usando gli occhi perché non riesco più a muovere nemmeno un dito) di parlare anche nei giorni e nei momenti in cui non ho voce, anche - mediante internet - con le persone che non sono fisicamente nella mia stanza. Tuttavia, Signori Presidenti, non è facile convivere ogni giorno con dolori continui e crescenti e con la febbre che va e viene periodicamente, con i continui trattamenti antibiotici. Perciò un anno fa ho sentito la necessità di redigere il mio testamento biologico, che poi ho voluto fosse ripreso anche con un video affinché la mia volontà fosse conosciuta e considerata insuperabile: ho stabilito la soglia in cui non ritengo più la mia vita debba essere portata avanti a tutti i costi e ho chiesto che si avesse rispetto della mia decisione. Con grande tristezza ho appreso la notizia dell’approvazione al Senato della legge, formalmente sul testamento biologico, ma sostanzialmente contro il testamento biologico, che rende carta straccia le mie direttive anticipate ed in particolare la mia decisione di non sottopormi ad alimentazione e nutrizione artificiali quando non sarò più in grado di nutrirmi e bere naturalmente. Queste non sarebbero più rifiutabili stabilendo, per di più, che circa le altre indicazioni, esse non saranno vincolanti per il medico ma una sorta di “consiglio”. Io non sono, Signori Presidenti, né un medico né un giurista ma credo sia sufficiente essere una persona che si tiene informata per capire che se è vero che l’articolo 32 della Costituzione impedisce di sottoporre un individuo ad un trattamento sanitario contro la sua volontà e se è vero che, come sancito dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, l’alimentazione e l’idratazione artificiali sono dei trattamenti sanitari a tutti gli effetti, allora è anche vero che questa legge - che non consente a me, che sono pienamente capace di intendere e volere, di rifiutare tali trattamenti - è manifestamente anticostituzionale. Mi viene sottratta l’unica libertà che mi è rimasta: quella di poter decidere sulla mia morte.Ognuno di noi alla fine dei suoi giorni è solo di fronte alla morte, ma lo Stato e la Chiesa hanno preteso di sostituirsi a Dio. Nel ringraziarVi anticipatamente per l’attenzione chiudo citando ancora una volta Welby: “Io credo che si possa, per ragioni di fede o di potere, giocare con le parole ma non credo che per le stesse ragioni si possa giocare con la vita altrui”.


Paolo Ravasin

Il videotestamento

1 commento:

  1. Purtroppo in questo paese ci occupiamo di non far morire di fame chi magari avrebbe volontà di farlo, ma non ci preoccupiamo per chi rischia di morire di fame a causa della mancanza di posti di lavoro, solo per una spinta di finto perbenismo dettato dalle modifiche fatte ad una religione nell'epoca buia della storia chiamata medioevo.
    Un cristiano non giudicherebbe mai le scelte di un uomo qualsiasi esse possano essere, ma il nostro cattolicesimo non solo lo fa, ma spesso finisce per imporre loro scelte diametralmente opposte a seconda di ciò che lor dottrina insegna (sia essa data dalle leggi di Dio o dal dettato del suo vicario).
    Se il Dio cattolico è misericordioso e comprensivo come ho avuto modo di leggere dalle sacre scritture, è bene pensarci, l'agire imponendo scelte non volute è più peccaminoso del compiere una azione peccaminosa in sé, si chiama Superbia ed è il peggiore dei vizi capitali.
    Chi è senza peccato scagli la prima pietra.

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